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1_lez5 copiaSciadografie realizzate da Talbot, circa 1835-39 William Henry Fox Talbot dal 1833 conduceva esperimenti utilizzando fogli di carta immersi in sale da cucina e nitrato d'argento, asciugati e coperti con piccoli oggetti come foglie, piume o pizzo, quindi esposti alla luce. Sul foglio di carta compariva il negativo dell'oggetto, Talbot intuì poi come trasformare l'immagine ottenuta in positivo utilizzando un secondo foglio in trasparenza. Le immmagini che otteneva non erano però stabili, l'azione della luce sui fogli di carta continuava fino a renderli completamente neri. In seguito utilizzò una forte soluzione di sale e di ioduro di potassio che rendeva meno sensibili gli elementi d'argento per rallentare il processo di dissoluzione dell'immagine.  Talbot come tanti "pasticciava" per produrre immagini con materiale fotosensibile ma gli mancava il momento finale e più importante: fissare e rendere stabili le immagini che realizzava. Il 6 gennaio 1839 viene dato l'annuncio dell'invenzione del dagherrotipo da parte di Louis Jacques Mandé Daguerre, badate bene invenzione non della fotografia ma del dagherrotipo. Sir John F. W. Herschel era come il padre considerato come il fondatore della moderna astronomia, un astronomo e aveva giochicchiato con la produzione di immagini con mezzi meccanici, ma da scopritore di stelle e galassie aveva cose ben più importanti a cui pensare e aveva lasciato perdere le per lui inutili immaginette. Come Talbot, anche Hershel, all'oscuro delle sperimentazioni dei colleghi, utilizzò i sali d'argento ma, grazie alle precedenti esperienze con l'iposolfito di sodio, che si accorse sciogliere l'argento, ottenne il fissaggio delle sue prove, cosa a cui non era arrivato Talbot. Il 22 gennaio riceve la notizia dell'invenzione del dagherrotipo e gli ritornano in mente vecchi esperimenti già fatti nel 1819 con i sali d'argento e l'iposolfito di sodio, in quattro e quattrotto si rimette al lavoro e ottiene una migliore qualità nel fissaggio. Il 1° febbraio a casa di Herschel arriva Talbot, i due si conoscevano bene entrambi soci da anni della Royal Society, Talbot è disperato anche lui ha ricevuto notizia dell'annuncio di Daguerre e probabilmente Hershel ha ancora appese in cucina ad asciugare le sue prove con le "quasi fotografie" ben fissate, si guardano come i vincitori della lotteria che hanno perso il biglietto, avevano in mano l'invenzione e accidenti il Daguerre li ha superati sul traguardo. Ma i veri inventori della fotografia sono loro, la vera invenzione è la scoperta del potere del fissaggio e la possibilità di produrre un negativo da cui ottenere infinite copie. Talbot aveva denominato la sua tecnica sciadografia, nel 1841 intuì la possibilità di terminare la trasformazione dei sali d'argento non solo mediante l'azione della luce, ma con l'utilizzo di un nuovo passaggio chiamato sviluppo fotografico e chiamò questa nuova tecnica calotipia. Mentre nella sciadografia l'esposizione continuava fino alla comparsa dell'immagine, nella calotipia l'esposizione venne ridotta a pochi secondi, ed era compito dello sviluppo far apparire l'immagine negativa finale. La carta veniva immersa in una soluzione di nitrato d'argento e acido gallico, esposta e immersa nella stessa soluzione che agisce da rilevatore permettendo la comparsa dell'immagine finale. Talbot scopre così l'immagine latente, non bisogna più aspettare che l'immagine si formi, l'immagine c'è, è impressa sul supporto ma non si vede, deve essere rivelata, sviluppata. Questa è la fotografia per come la conosciamo ora, il processo negativo-positivo e la possibilità di dare diffusione in copie illimitate a un'immagine. A Herschel è attribuita l'introduzione dei termini fotografia, negativo e positivo. (in questo sunto e considerazioni personali sulle origini della fotografia, siamo molto debitori a Ando Gilardi e alla sua "Storia sociale della fotografia" Feltrinelli editore 1976)